“Gesù partì con Maria e Giuseppe e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. E cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”( Lc. 2,51-52 )

Fabrizio era fin da bambino sereno, semplice e generoso, ubbidiente in famiglia, a scuola e con i compagni.
Questa virtù col passare del tempo divenne più concreta.
In famiglia non aveva tante pretese. Studiava, disegnava, ….particolarmente la Madonna, Gesù in Croce.
Avevamo un buon rapporto nella vita quotidiana anche perché a scuola andava volentieri ed aveva sempre bei voti. Tanto che noi genitori uscivamo dal colloquio coi professori sempre soddisfatti.
Dopo i compiti e la cena andava a letto e io, sua mamma, rimboccandogli le coperte, vedevo che teneva in mano la corona del rosario.
Noi genitori, durante la sua breve vita vissuta da ragazzo serio, buono d’animo e leale eravamo contenti ed orgogliosi di avere un figlio così sincero, buono, ma soprattutto ubbidiente e la Madonna, che tanto amava, lo ha accolto per sempre vicino a lei.
Gabriella e Franco

Un pensiero di Fabrizio per la festa della mamma.

Tu non sai mammina cara,
ciò che tengo stretto in cuore:
tengo un grande immenso amore
per te sola… e per papà.
Non mi credi? Ben comprendo
sono tanti i miei capricci
che contarli non saprei.
Pur lo senti, mamma cara,
come palpita il mio cuore?
Sai che dice? Amore Amore.

 

 

 

 

LA MAESTRA DELLE ELEMENTARI COSÌ RICORDA FABRIZIO

“Il Signore ha creato la sapienza; l’ha vista e l’ha misurata, l’ha diffusa su tutte le sue opere, su ogni mortale, secondo la sua generosità, la elargì a quanti lo amano” ( Sir. 1,7-8)

 

Quanti ricordi si affacciano alla mia memoria, quanti episodi legati ai cinque anni trascorsi con il “corso B”; in veste di insegnante e di catechista, quanti giorni, mesi anni, ricchi di fatti allegri, tristi, gioiosi e stimolanti! Rivedo come in sogno la classe al completo, ho presenti tutti gli alunni al loro primo giorno di scuola: alcuni attenti, altri pieni di stupore, alcuni meravigliati; altri un po’ angosciati di fronte alla nuova avventura che li attendeva, ma tutti con occhi vivaci e pieni di curiosità.

Rivedo anche Fabrizio: bello, ordinato, più alto e robusto degli altri compagni, con i suoi occhioni pieni di stupore, sotto una nuvola di capelli ondulati. Mi era stato presentato dall’insegnante della scuola materna, Suor Paola, come “un bambino molto timido e chiuso”; pertanto sarebbe stato necessario accoglierlo, alla scuola elementare, in modo tutto particolare così da metterlo a proprio agio fin dai primi giorni. Seguii i consigli della suora e Fabrizio s’inserì in modo perfetto in classe. Imparava velocemente a leggere e a scrivere, si rapportava bene con le insegnanti e con i compagni e di timidezza non si parlò più, anzi, lo ricordo spigliato e sicuro, ma estremamente corretto e prudente.

Si rivolgeva all’insegnante per chiedere aiuto solo quando le difficoltà erano notevoli, perché lui amava risolvere i suoi problemi con volontà e impegno, anzi aiutava e incoraggiava i compagni a fare altrettanto, proprio come un fratello maggiore. Questa era la sua caratteristica. Era più maturo dei suoi coetanei e le sue conversazioni erano sempre zeppe di consigli che, a sua volta, aveva ricevuto dai familiari e fatti suoi. Pertanto lo ricordo sereno, sorridente, a suo agio e soprattutto, come ho detto, attento ai compagni bisognosi di aiuto e meno esperti di lui.

Aveva senz’altro un grande spirito di osservazione e una buona dose di volontà e di impegno. Inoltre era animato da un grande desiderio di riuscire con le proprie capacità. Non riesco a ricordare, pur sforzandomi, episodi negativi legati alla vita scolastica di Fabrizio o forse, se ce ne furono saranno stati certamente di lieve entità. Mi piaceva ascoltarlo nella sue confidenze: era felice quando lo ascoltavano raccontare i suoi viaggi in Sardegna, dei giochi e delle scoperte che faceva in quella terra bellissima assieme ai parenti ed inoltre amava raccontare delle passeggiate fatte in bicicletta con il papà o dei lavoretti in bricolage che faceva sotto la sua guida: tutto ciò rivelava un grande amore e tanto affiatamento con la sua famiglia.

Anche i ricordi legati alle ore di catechismo si fondono con quelli scolastici perché le due attività, per una scelta nostra, si intrecciavano in quanto l’insegnamento della religione doveva essere, nella nostra classe, “fondamento e coronamento” proprio come dicevano i programmi allora vigenti. Ma un episodio, in particolare, vivissimo è proprio legato a Fabrizio. Lo ricordo impegnatissimo nella preparazione alla Prima Comunione; lo rivedo poi nel suo banco, in chiesa, molto serio e raccolto dopo aver ricevuto per la prima volta la santa Comunione. Attorno a lui c’era confusione, rumore, andirivieni; ma lui era in silenzio; il capo ripiegato sul cuore e le mani giunte.

Lo rivedo con commozione perché Fabrizio aveva capito, nonostante i suoi otto anni, l’importanza di quel Grande Mistero e, in quel momento stava offrendo a Gesù, con tutto il suo cuore, il suo entusiasmo e la sua innocenza, la propria vita: come Gesù ha gradito le sue preghiere!

Marisa Faccenda

LA PROFESSORESSA DELLE MEDIE AGGIUNGE

“Signore dammi la sapienza, che siede in trono accanto a te, inviala dai cieli santi, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia che cosa ti è gradito…” (Sap. 9,4.10)

Ho seguito Fabrizio durante i tre anni di scuola media nell’insegnamento dell’Educazione tecnica.
Il suo comportamento era molto corretto, seguiva sempre le spiegazioni con attenzione, si applicava bene in tutto. Nella mia materia dimostrava un certo vantaggio tecnico-pratico, grazie alle esperienze maturate a casa, collaborando con suo papà nell’esecuzione di simpatici giocattoli. Per questo motivo era in grado di aiutare i compagni a superare qualche difficoltà, in maniera molto umile.
Accettava sempre di buon grado le proposte inerenti alla materia e non sprecava mai il tempo.
Ricordo, infatti, che si sapeva estraniare dal gruppetto, un po’ troppo turbolento, per cercarsi un angolino e ripassare alcuni argomenti in vista dell’esame di licenza.
Quando s’incontrava Fabrizio per strada o nei corridoi della scuola si fermava volentieri a salutare e a dialogare.
Marisa Sartoretti Sibona

FABRIZIO: UN GIOVANE PULITO

“Il Signore mi rende secondo la mia giustizia, secondo l’innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi. Con l’uomo buono tu sei buono, con l’uomo integro tu sei integro, con l’uomo puro tu sei puro”. (Sal. 17,25-27)

Fabrizio! Uno di noi ma con una marcia in più. Un giovane timido ma con tanta voglia di vivere; pronto a sorridere, a scherzare, a donare con bontà e generosità tempo e capacità donategli da Dio.

Coerente nelle sue scelte, più con l’esempio che con le parole, sincero, puro e fedele. Parlando con lui, guardandolo negli occhi percepirvi che, la virtù della purezza era parte integrante del suo esistere quotidiano. Una purezza chiesta da Dio con umiltà e conquistata giorno dopo giorno con eroismo. Ed è proprio fra i casti che si contano gli uomini più integri sotto tutti gli aspetti. E Fabrizio era tra questi. Aperto come la vergine di Nazareth che ascoltava attentamente meditando tutto nel suo cuore, aveva compreso molto bene di non parlare mai, neppure per lamentarsene, di cose o di fatti impuri. Questa infatti è materia più attaccaticcia della pece. Egli cambiava subito conversazione o, se ciò non era possibile, con abile semplicità, la continuava parlando della necessità e della bellezza della virtù. Era un giovane normale, di carne, ma vinse perché, con l’aiuto di Gesù, ha voluto vincere. La confessione e la comunione, frequenti, sono state le sue armi vincenti. La purezza ha contribuito a rendere ancora più virile il suo carattere già forte. Un giorno gli è stato chiesto di scrivere qualche pensiero sulla virtù così importante nella vita di un giovane. E, in piena età adolescenziale, così si era espresso:

“la purezza è una della grandi virtù della Madonna e io la vivo con semplicità, cercando di schivare le tentazioni di Satana. Per essere puro di cuore occorre avere una grande fede e quindi devo pregare molto. Bisogna possedere una forte volontà che viene accresciuta man mano che il cammino di fede va avanti. E’ importante anche confessarsi spesso per “scaricarsi” dei peccati e per poter poi ripartire con rinnovato slancio. Io vivo in purezza per essere in pace con la mia coscienza e soprattutto con Dio. Inoltre mi sforzo di vivere puro per trovarmi sempre pronto quando sarà la mia ora e per essere di buon esempio dinnanzi agli altri.

 

 

Mi è sempre piaciuto il paragone tra questa virtù e il giglio, che è un fiore veramente candido com’è l’anima di una persona pura”.

Dopo questa sua diretta testimonianza, aggiungere altre parole, sarebbe superfluo. Impariamo invece, assieme a lui, a fare sì che la nostra vita possa essere sempre limpida e cristallina rendendo gloria al Padre che è nei cieli.

don Eligio

O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre mia, ti prego, aiutami ad assomigliarti.

(Composta da Fabrizio)

Donami la purezza del cuore affinché possa diventare come Maria Goretti un piccolo fiore di campo che, pur nella sua semplicità, ha preferito morire pur di non macchiarsi con un grave peccato. Oh Celeste Mamma, ti affido il mio cuore, formalo come vuoi tu, riempilo di pensieri, parole, azioni pulite come le tue. Donami la certezza che solo i puri di cuore potranno vedere Dio. Ma soprattutto fa che la mia vita possa splendere come lampada che arde affinché quanti mi avvicinano, abbiano a scoprire anche in me che “Dio è Amore”. Il “Piccolo Fiore” di campo mi accompagni in questo cammino. Amen.

 

FABRIZIO: COME L'ABBIAMO VISTO PREGARE

“Quando Mosè scese dal monte Sinai non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui” ( Es 34,29 )

Fabrizio ci ha sempre interpellato profondamente quando pregava, lo può descrivere bene un passo degli Atti degli Apostoli riferito a S. Stefano:

“… fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo”. (Atti 6,15)

L’abbiamo visto più volte pregare assorto, con il volto sereno proprio ad esprimere la pace interiore che lo permeava.

Pregava spesso e volentieri, personalmente e in gruppo, amava il silenzio, la Parola di Dio, la preghiera del S. Rosario, rimaneva anche per ore in adorazione davanti a Gesù Eucarestia.

Anche la sua vita era un continuo pregare, interveniva con delicatezza durante gli incontri di catechesi, parlava del Signore con convinzione e forza, ma non era invadente e seccante; parlava con Dio e parlava di Dio.

Essendo capogruppo dei chierichetti e dei pre-adolescenti era solito presentare al Signore le intenzioni più profonde per ogni ragazzo che gli veniva affidato sentendo che ciascuno era prezioso agli occhi di Dio.

Durante i lunghi mesi di coma, per l’incidente subito, più volte siamo andate vicino al suo letto a pregare e notavamo sul suo volto espressioni di serenità e di adesione alla preghiera, sembrava seguire ogni parola con compiacimento.

Ora, dal cielo, Fabrizio, continua a camminare con noi e il suo ricordo ci è di stimolo perché la nostra preghiera sia sempre più autentica e senza ipocrisia.

Le suore Orsoline di Canale

 

Fabrizio e l'amicizia

“Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele, non c’è prezzo, non c’è peso per il suo valore. Un amico fedele è un balsamo di vita, lo troveranno quanti temono il Signore” (Sir. 6,14-16)

Fabrizio l’ho conosciuto alle elementari. Frequentavamo la stessa classe e se ricordo bene era anche mio compagno di banco. In quel periodo non ho approfondito molto l’amicizia con lui, eravamo troppo piccoli, ma l’ho fatto in seguito, verso la 1°media. Mi ricordo bene, passavamo come hobby interi pomeriggi a casa sua tra riviste di motori e nel laboratorio di suo padre. In casa Boero c’è sempre stata la passione per la lavorazione del legno.

Quando il tempo era bello prendevamo la bicicletta e, via sfrecciando per valli e colline. Sono sicuro: egli era il mio grande ed unico amico. Non so come spiegarlo ma Fabry (così lo chiamavo) è sempre stato diverso dagli altri che frequentavo. Innanzitutto era senz’altro più serio e maturo della sua età. Non prendeva mai in giro nessuno e aveva rispetto per tutti. E questo mi piaceva. In più aveva una particolarità che lo ha reso sempre speciale: nutriva una fede fortissima nel Signore e in sua Madre. Non urlava la sua fede; ma si poteva capire che era un autentico cristiano dal suo modo di affrontare ogni situazione. Una sera un gruppetto di comuni amici aveva affittato una videocassetta dal contenuto equivoco e dovevamo vederla a casa di una compagna. Alla visione era stato invitato anche Fabry. Quando egli capì di che cosa si trattava, si mise a contestare subito tale visione. Dopo di ciò, salutando tutti, se ne andò. Non so loro, ma io mi vergognai di essere stato coinvolto in quella scelta e subito, con una scusa, anch’io me ne andai. Ecco il vero cristiano: la persona che dà testimonianza.

Un altro aspetto di Fabry che ricordo è che, quando sentiva bestemmiare, rimproverava la persona che pronunciava in modo irriverente il nome del Signore. Per questa sua coerenza è stato preso in giro molte volte, e, in qualche occasione, escluso. Penso che per tutto ciò abbia sofferto.

Eravamo giovanissimi quando mi ha “rivelato” che amava tantissimo la preghiera del Rosario e il confessarsi spesso. So con certezza che recitava il Rosario tutti i giorni; a volte anche più di uno. Sono stato fortunato a conoscerlo e spero che queste mie parole servano come esempio ed aiuto a tanti altri ragazzi. 

Andrea 

 

Fabrizio: un compagno riservato

“Non ventilare il grano a qualsiasi vento e non camminare su qualsiasi sentiero. Sii costante nel tuo sentimento, e unica sia la tua parola. Sii pronto ad ascoltare, lento nel proferire una risposta”.(Sir. 5,9-11)

 

Fabrizio era molto dolce e sensibile, forse troppo e altrettanto riservato.
In classe c’era fisicamente, ma non sempre era presente mentalmente. Sovente si isolava in un mondo tutto suo, nel quale nessuno di noi compagni penso sia mai riuscito ad entrarvi, probabilmente non ce lo ha mai permesso, lo custodiva tutto per sé. Nonostante abbiamo condiviso per quattro anni ogni giorno scolastico con Fabry, credo che molti di noi e dei nostri professori non siano riusciti a capire a fondo il vero compagno e l’allievo che ci stava accanto, ad apprezzare la profondità degli ideali nei quali credeva, a condividere i valori ed i pensieri che si racchiudevano in quel ragazzo così giovane, ma così grande.

Aveva sicuramente molte doti, una delle quali era la capacità di formulare frasi piene di amore e di fede. Leggerle mi ha permesso di riflettere e farmi conoscere un Fabrizio che non avevo mai visto sotto questa luce; sono giunta alla conclusione che l’essere umano apprezza le cose, di qualsiasi genere, quando queste non ci sono più.

Le mie non sono frasi di circostanza, ma rispecchiano i sentimenti che provo per quell’angelo che ora vive alla presenza di Dio.

Simona 

 

Questo era il pensiero di Fabrizio sul razzismo espresso in un tema scritto nel 1991, quando frequentava Ragioneria a Alba:

 

" Una persona democratica deve avere ben chiara in sè l'importanza del rispetto dei valori umani del prosimo e di conseguenza non può arrivare a fare discriminazioni. Pertanto in una società come la nostra così ricca e progredita economicamente ma profondamente povera moralmente non ci potrà essere un vero progresso civile sè non si rinuncerà ai pregiudizi che sono un grosso ostacolo alla civiltà stessa "

 

Fabrizio e il GAM

“Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le scritture?” ( Lc. 24,32 )

Ho avuto la fortuna di conoscere Fabrizio e di condividere con lui alcune esperienze. La più significativa è stata quella vissuta a Roma: Don Eligio infatti ci chiese di accompagnarlo in questa città dove avremmo conosciuto alcuni giovani.

In quella occasione abbiamo scoperto il Movimento GAM (G.A.M. Movimento Mariano - Gioventù Ardente Mariana di Alba), partecipando ad un campo-scuola a Genzano. Nelle giornate trascorse a Roma abbiamo partecipato a vari cenacoli e siamo stati colpiti dall’entusiasmo e dalla convinzione nella preghiera di quei giovani.

Quando siamo tornati a Canale, eravamo euforici e a tutti raccontavamo l’esperienza appena vissuta. Sembrava quasi facessimo la gara per contagiare di gioia il maggior numero di amici.

Fabrizio era un esempio per tutta la nostra compagnia. Mi ricordo che riusciva a trasmettere la sua fede soprattutto con la vita più che con le parole. Non di rado infatti, entrando in chiesa l’ho visto inginocchiato davanti al tabernacolo con il Rosario in mano.

Penso che sia stato il primo tra i miei amici a capire l’importanza di questa preghiera e a viverla quotidianamente, con gioia e convinzione.

E’ in quell’epoca che abbiamo iniziato a pregare insieme con il Rosario e Fabrizio, in quelle occasioni, era sempre con noi e spesso era lui a prendere l’iniziativa e a proporci la preghiera comune.

Per me Fabrizio è stato un grande esempio di fede e continuerà ad esserlo per sempre.

Marco Costa

Riflessione di Fabrizio sulla quarta stazione della Via Crucis “Gesù incontra sua Madre..”

Simeone parlò a Maria Madre di Gesù: Questo fanciullo… sarà segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima.” (Lc 2, 33ss)

Simeone dice a Maria che questo fanciullo sarà segno di contraddizione; contraddizione perché Gesù è venuto per portare la rovina o la resurrezione, per dare a ciascuno la vita o la morte a seconda dei propri meriti: questo perciò non dipende da lui, ma dipende da noi, se accettiamo oppure no la sua chiamata.

E accettare di seguire Gesù vuol dire innanzitutto accettare delle sofferenze che però ci permettono di crescere nella fede: Maria sapeva che avrebbe dovuto soffrire: infatti Simeone le ha detto: “Una spada ti trafiggerà l’anima”, ma ciononostante Maria ha continuato a dire il suo Eccomi ed è stata vicina a Gesù anche nel momento di maggior dolore, quello della croce.

Gesù è appunto segno di contraddizione: o siamo con lui, o siamo contro di lui. Non possiamo essere cristiani tiepidi che pregano solo quando hanno bisogno di aiuto perché non sanno più a chi rivolgersi e lo hanno messo all’ultimo posto dei propri pensieri. L’essere cristiani impegnati vuol dire invece affidarci totalmente a lui, consci della nostra nullità affinché faccia di noi secondo i suoi disegni, affinché riusciamo a vederlo in chi ci è vicino, in chi soffre, in chi ha bisogno di speranza.

Così facendo, anche noi possiamo essere modello per gli altri: santo non è solo chi fa grandi opere o miracoli, ma anche chi riesce a fare bene le piccole cose. Per concludere vorrei citare una frase che ho letto in un libro, e credo sia molto significativa: “Non ci sono molti modi di amare Gesù: donarsi ai propri fratelli. Ci sono però molti modi di donarsi ai fratelli.

La breve ma intensa avventura di Fabrizio è stata per tutti coloro che lo hanno conosciuto un preciso messaggio di speranza. La sua condotta quotidiana di giovane pulito, spesso esemplare, non ha avuto gran risalto nel mondo della cronaca. Non c’è da stupirsi! Ma anche per lui resta sempre vero l’antico adagio: “Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”. Rimane pertanto la realtà che, quanto Fabrizio ha seminato, continua a germogliare donando a molti ragazzi e giovani la forza di lottare per costruire un mondo migliore.

“Non stancarti di fare il bene; se non desisti a suo tempo mieterai. Finché ne hai l’occasione, opera il bene. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato.”(Gal 6, 7.9-10)

 

 

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